L’Associazione nasce a Milano l’8 febbraio del 1876, con il nome “Società per la cremazione dei cadaveri”.

I promotori sono influenti personaggi di quel periodo: tra loro il medico filantropo Gaetano Pini, il senatore Malachia de Cristoforis – che diviene il primo Presidente della SOCREM milanese – ed altri esponenti del mondo scientifico, politico e culturale quali Agostino Bertani, Giovanni Polli, Giuseppe Mussi, Celeste Chiericetti.

All’idea cremazionista, nel tempo, aderiscono altri illustri testimoni, prevalentemente espressione di movimenti scientifico-positivisti, di ambienti medico-igienisti, con una forte componente di ispirazione laico massonica.

Tra i nomi più noti spicca quello di Giuseppe Garibaldi, che con lettera autografa scritta a Felice Cavallotti il 25 gennaio 1876 – lettera conservata nell’archivio storico della SOCREM Milano – manifesta la sua adesione alla nascente Associazione milanese.

Molti altri personaggi si sono passati idealmente il testimone della scelta di farsi cremare: artisti come Arrigo Boito (musicista e librettista), Ernesto Bazzaro (scultore), Tranquillo Cremona (pittore), Emilio Praga (poeta); politici come Filippo Turati, Anna Kuliscioff, Claudio Treves.

E, venendo a tempi più recenti, hanno scelto la cremazione persone di fama quali lo psicologo Cesare Musatti, il presentatore Enzo Tortora, la giornalista Camilla Cederna, l’ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il giornalista Indro Montanelli, il regista Giorgio Strehler, la scrittrice Gina Lagorio.

Abbiamo più volte usato la frase “idea cremazionista”: ci sembra che, al riguardo, sia molto significativo questo brano, che riporta le ultime volontà di Luigi Pirandello:

Sia lasciata passare in silenzio la mia morte.
Agli amici, ai nemici preghiera, nonchè di parlarne sui giornali, ma non farne pur cenno.
Nè annunzi, nè partecipazioni.
Morto non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo.
E niente fiori sul letto e nessun cero acceso.
Carro d’infima classe, quello dei poveri.
Nudo.
E nessuno m’accompagni, nè parenti, nè amici.
Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta.
Bruciatemi. E il mio corpo, appena arso, sia lasciato disperdere, perchè niente, neppure la cenere, vorrei avanzare di me.
Ma se questo non si può fare, sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti dove nacqui.